SANT’EUFEMIA D’ASPROMONTE – “Le famiglie hanno compreso”.
Rossana Panarello, direttrice generale della residenza sanitaria assistenziale “Monsignor Professor Antonio Messina, nel cuore dell’Aspromonte, spiega così le misure stringenti adottate per affrontare l’emergenza Coronavirus che, tra l’altro, hanno comportato la drastica sospensione delle viste dei familiari degli ospiti. “Ci siamo ritrovati in una situazione nuova e sconcertante – osserva – che in un primo momento si pensava fosse provvisoria, ma prima che si palesasse in tutta la sua crudeltà abbiamo pensato che la cosa più importante era essere più sicuri nella gestione del lavoro che facciamo”. Ecco perché “appena è nata l’emergenza abbiamo disciplinato gli accessi nella struttura, istituendo un registro delle visite in spazi concordati, previa igienizzazione e adozione di distanze di sicurezza. Quando da disposizioni ministeriali è scattato lo stop alle visite ci siamo letteralmente chiusi, vietando l’accesso alle famiglie che peraltro hanno compreso tutta la problematicità del momento e le ragioni di sicurezza sottese a questa decisione. L’unico loro contatto con gli ospiti sono le telefonate in videochiamata e le conversazioni via Skype che già utilizzavamo per quei familiari che risiedendo lontano non sempre potevano recarsi in struttura per le visite”. E ancora: “abbiamo rafforzato ulteriormente le misure di sicurezza ponendoci ogni giorno il problema se fossero sufficienti, interrogandoci se avessimo fatto tutto il possibile. Gli operatori che entrano oggi indossano calzari e vari presidi di sicurezza e vengono sottoposti a rilevamento della temperatura. Come è noto – aggiunge – in questo momento c’è una carenza di presidi che ci procuriamo col mercanteggiare. Dalle mascherine alle tute alle visiere, abbiamo una miriade di ordini inevasi per la difficoltà a reperire i dispositivi sul mercato, come abbiamo segnalato, senza nessun riscontro, all’Asp di Reggio Calabria e al dipartimento di Protezione civile della Regione. Ci siamo approvvigionati non come dovrebbe fare una struttura in emergenza e centelliniamo i dispositivi monouso che abbiamo in dotazione. Il programma di sanificazione certificato viene costantemente ripetuto, ed è già stato creato uno spazio per l’isolamento con apposito percorso Covid autonomo e indipendente. Per motivi precauzionali è stata già attuata una quarantena nei confronti di una paziente rientrata dall’ospedale dopo essere peraltro risultata negativa al test”. Non solo. Per sopperire all’emergenza, “abbiamo aggiunto una unità infermieristica e una assistenziale – spiega ancora la direttrice Panarello – perché questo è un periodo in cui il personale si assenta per malattia, ma non potevamo rinunciare ad operare in sicurezza”. Grande importanza poi viene data alla formazione, che su questa delicata materia si evolve continuamente, e in attesa degli annunciati tamponi la richiesta alla Regione è stata formalizzata via pec. Se si sente lasciata sola? “Di fronte a quest’emergenza ognuno di noi si è sentito solo ma con senso di responsabilità soprattutto quando si guida un’azienda si tiene la schiena dritta per darsi coraggio e affrontare anche questo”.
[UNEBA Calabria]